Vigilanza Privata e servizi fiduciari: separati era meglio

Pareva strano che Bastiancontrario non trovasse nulla da dire su una sentenza dirompente come quella della Cassazione, che di fatto ha affidato ai giudici (con buona pace di sindacati e Associazioni di categoria) la valutazione finale sull’adeguatezza dei salari minimi. Il nostro anonimo commentatore non si scaglia su nessuno in particolare, ma su un sistema che nel tempo ha portato tutti al disastro: la commistione furbetta (poco, a posteriori) tra vigilanza privata e servizi fiduciari. NB Sicuritalia in Basilicata ha alzato gli stipendi delle guardie giurate…ma non erano gli operatori fiduciari il problema?

Quando non si ha il coraggio di andare fino in fondo

Bastiancontrario

“Stop al lavoro povero: il salario minimo costituzionale è fissato dal giudice”: Questo titolo è stato nei giorni scorsi il leitmotiv di alcuni quotidiani e a giusta ragione.

E’ una notizia sconvolgente, ma, probabilmente, non per il motivo che la maggior parte dei lettori (ma non il mio unico lettore ci scommetto) ha pensato – cioè che è sacrosanto che il lavoro sia adeguatamente e dignitosamente retribuito (come dice chiaramente la nostra Carta costituzionale) – ma per quello che questo significa per il settore della vigilanza privata e per il sistema della rappresentanza, specie quella datoriale.

Il fatto è noto, ma per completezza, proviamo a riassumerlo: la Cassazione, con sentenza della Sezione lavoro, ha stabilito che per verificare se la retribuzione del lavoratore è coerente con l’attività svolta, il magistrato deve fare si riferimento al CCNL di categoria, ma può anche discostarsene quando la paga non può ritenersi sufficiente (art.36 Cost.) e come parametro di riferimento può servirsi del trattamento retributivo stabilito in altri contratti collettivi di settori affini.

E’ la fine del CCNL e della contrattazione di categoria nel settore della vigilanza privata così come l’abbiamo conosciuta! Ma perché è successo questo? Ora, chi scrive non ha la competenza per dare un’adeguata spiegazione giuridica, altri più qualificati lo faranno benissimo, ma all’osservatore di questo mondo, una risposta balza all’occhio: il problema va ricercato nel “miscuglio” che si è fatto tra vigilanza privata e servizi fiduciari!

Per chiarire, non è che siamo qui a disconoscere quello che è un processo naturale, cioè la convergenza tra vigilanza privata e servizi fiduciari, essendo i profili di security, safety e anche di emergency elementi diversi del medesimo processo di sicurezza (nella sicurezza aziendale questo concetto è molto evidente: la videosorveglianza tutela il patrimonio, ma può far soccorrere una persona in difficoltà, ad es. durante un incendio). E non vogliamo neanche sostenere il primato della vigilanza sulle altre attività e quindi la necessità di mantenerne la (presunta) purezza.

Quello che qui si vuole sottolineare è che questa convergenza è stata sancita solo dal CCNL, ma non è stata supportata dal necessario aggiornamento normativo che avrebbe consentito di trattare le diverse attività come species di un unico genus: la sicurezza. Certo, questo avrebbe probabilmente comportato l’assoggettamento anche di altre attività, o di servizi specifici, all’autorizzazione di polizia e, quindi, ad un regime più controllato. Ma questo è proprio quello che alcuni (molti) imprenditori del settore aborrivano, perché rendeva, tra l’altro, difficile il tanto redditizio “gioco delle tre carte” tra servizi di vigilanza e servizi di portierato (i secondi passati per i primi a prezzi ridicoli). Un’opposizione comunque legittima, ma che avrebbe dovuto avere come necessario corollario il tenere rigidamente distinti i due ambiti, specie sotto il profilo contrattuale.

Non si è avuta, invece, la forza e la determinazione per portare avanti questa scelta, scegliendo alla fine una soluzione ibrida che ha portato alla situazione oggi all’onore (o meglio disonore) delle cronache.

Nell’immaginario collettivo adesso è tutta vigilanza privata e i lavoratori sono sempre guardie giurate, anche se non hanno mai visto un decreto prefettizio in vita loro.

L’intero settore è sotto accusa e reagisce in maniera scoordinata, con fughe in avanti i cui effetti si vedranno tra qualche anno, ai prossimi rinnovi contrattuali, quando forse non avremo più un CCNL e un’associazione datoriale legittimata a tutelare gli interessi degli imprenditori.

Quando non si ha il coraggio di andare fino in fondo, si corre il rischio di finire a fondo.

Fonte: Vigilanzaprivataonline.com