Decreto di guardia giurata: il ministero semplifica la burocrazia e fa peggio

Finalmente il Ministero dell’Interno ha messo mano all’annosa questione dei ritardi burocratici nel settore della vigilanza privata con una bella circolare volta a semplificare, snellire e rendere omogenee sul territioio le pratoche di rilascio e rinnovo del decreto di guardia giurata. Evviva! …oppure no? L’abbiamo chiesto ad Anna Maria Domenici, Segretario Generale di UNIV, Unione Nazionale imprese di Vigilanza Privata aderente a ConFederSicurezza.

Dottoressa Domenici, finalmente il Ministero dell’Interno mette mano alla questione dei ritardi burocratici: siete soddisfatti?
In realtà il Ministero non ha trovato alcuna soluzione alla questione dei ritardi nell’emissione dei decreti. Parliamo di una burocrazia talmente rallentata da costringere spesso le aziende a tenere sulle spine lavoratori che avrebbero i titoli e soprattutto la necessità di lavorare. Ritardi che talvolta impediscono alle imprese di acquisire commesse o di adempiere nei termini a contratti già siglati. La circolare ministeriale si limita infatti a ribadire scadenze che le Prefetture dovrebbero conoscere a memoria, senza chiedersi come migliorare la situazione.

La modulistica è però stata riformata e resa omogenea sul territorio nazionale: è un primo passo…
Un passo necessario, anche se tardivo. Infatti, considerato che le aziende hanno ormai licenze a valenza nazionale, le disomogeneità procedurali tra Prefettura rendevano le pratiche di assunzione ancora più complesse e farraginose. Sicuramente è un bene, quindi, che adesso ci sia un unico modulo per tutta Italia, anche se il fac-simile di istanza appena rilasciato suscita alcune perplessità di natura tecnica.

Quali?
Innanzitutto il modulo viene denominato “istanza di rilascio” del decreto di GPG, ma evidentemente va utilizzato anche per il rinnovo dei titoli scaduti. Può sembrare un’inezia, ma questa distinzione stilistica comporta importanti ricadute rispetto alla documentazione da produrre (diversa a seconda che si tratti di primo rilascio o di rinnovo). Infatti, se nel caso del rinnovo è sufficiente la sola istanza corredata dell’autocertificazione circa i requisiti soggettivi dell’interessato, nel caso di primo rilascio occorre presentare l’istanza corredata di copia del documento d’identità e dell’autocertificazione relativa ai requisiti soggettivi dell’aspirante guardia, nonché del modello Unificato LAV che attesta l’avvio delle procedure per l’assunzione. Un modulo, peraltro, non alternativo alle dichiarazioni rilasciate dall’INPS e dall’INAIL attestanti il regolare versamento dei contributi, anche perché è l’unico documento che può essere prodotto in fase di assunzione non perfezionata (quando ovviamente i contributi non sono ancora versati). Ma proprio su queste attestazioni c’è l’errore più grave della modulistica predisposta dal Ministero.

Ossia?
Secondo i principi della semplificazione amministrativa, una PA non può richiedere ai cittadini di certificare dati che sono in possesso di un’altra amministrazione (nella fattispecie INPS e INAIL) e che possono essere acquisiti direttamente. Quindi la Prefettura non può richiedere dichiarazioni attestanti la regolarità contributiva e previdenziale.

In sintesi: circolare promossa con riserva?
Direi rimandata ad Ottobre: UNIV chiederà innanzitutto di rivedere con attenzione la modulistica, ma soprattutto di porre mano seriamente al tema dei ritardi che non si risolve con un modulo, anche se ben fatto (e non è questo il caso). UNIV chiederà di uniformare il primo rilascio con la sola presentazione di istanza rilascio decreto e, tra l’altro, non anche di domanda di rilascio di porto d’armi – che comporta un forte esborso economico per produrre certificato Asl e attestato del Poligono per chi non ha fonte di reddito. In via subordinata chiederemo la possibilità di prevedere il rinnovo automatico con proroga, magari semestrale, entro la quale si potranno fare le opportune verifiche. Quello che è certo è che così non va.