E’ notorio che la vigilanza privata non sia esente da imprese che operano ai margini della legalità. Ciò che è meno noto (essenzialmente perché non viene usato) è che esiste uno strumento sanzionatorio assai efficace per combattere l’illegalità nel settore: la revoca della licenza. Peccato che solo a sentirne parlare venga l’orticaria un po’ a tutti (eh ma i posti di lavoro? eh ma il tessuto d’impresa sul territorio? eh ma i voti persi?) Il mondo è bello perché è avariato, come ci ricorda Bastiancontrario.
Il mondo (non) è bello perché è…avariato!
Le cronache d’Agosto riservano, come il mio unico lettore avrà notato, sempre qualche interessante spunto per un occhio che sia un minimo attento. E l’occhio questa volta è caduto sulla querelle avviata da un “imprenditore” del settore – con un’impudenza da Oscar – contro un quotidiano ed un sindacato per avere leso la sua onorabilità e screditato la società. La “colpa” contestata è quella di aver segnalato all’opinione pubblica, ma anche alle autorità competenti, il (ben noto nel settore) girone infernale di cambi di società, affitti d’azienda, contributi non versati, stipendi pagati in ritardo quando non pagati affatto, debiti con l’erario e tutto il corollario di denunce e/o condanne conseguenti di cui è protagonista “l’imprenditore” in questione.
Evito di entrare nel dettaglio non tanto per non esporre il Direttore (la Direttora?) della rivista che ospita queste righe ad intemerate diffide (ovviamente è tutto circostanziato e documentato), ma soprattutto perché quello che qui si vuole evidenziare non è tanto il caso specifico – purtroppo non unico nel panorama nazionale – ma il fatto che da anni, troppi, si continua ad assistere a giochi di prestigio e comportamenti al limite della legalità, quando non chiaramente illegali, senza che quella che il mio unico lettore definisce autorità tutoria intervenga in maniera netta e definitiva. Come? Revocando le licenze!
E, per cortesia, basta con la leggenda della tutela dei posti di lavoro, perché a) chi è costretto a lavorare in queste condizioni vive in un perenne stato di sfruttamento, preoccupazione, difficoltà che con il lavoro nulla ha a che vedere, e b) con la “fame” di guardie giurate che si registra in giro nessuno resterà senza lavoro, ma anzi avrà la possibilità di essere immediatamente assunto dalla società subentrante nei contratti.
I Prefetti dispongono di tutti gli strumenti per intervenire – non ultime le certificazioni di cui al DM 115 del 2014 – e per ristabilire la legalità in un settore che viene chiamato in causa ogni volta che è necessario supportare, se non sostituire, le forze dell’ordine in taluni compiti (pensate, ad esempio, alla sicurezza sussidiaria negli aeroporti, nei porti, nelle stazioni), ma che poi viene lasciato in balia di dinamiche perverse che incidono sulla qualità e dignità del lavoro degli operatori, ma anche sul diritto ad un giusto profitto degli imprenditori, almeno di quelli degni di questo nome.
Ma così va questo mondo che, in verità, non è bello perché sempre più…avariato!