E se rubano l’arma alla guardia giurata?

Fine agosto, Ospedale Apuane di Massa: un paziente psichiatrico ruba l’arma alla guardia giurata. Per miracolo finisce bene, ma la domanda è: come si riduce il rischio? La formazione tratta la sottrazione di pistola? Può aiutare la scelta dell’arma (ahinoi acquistata, di norma al minor prezzo, dall’operatore di vigilanza privata)?

Sicurezza delle GPG: focus su formazione e degli equipaggiamenti

Le guardie giurate svolgono mansioni diverse, dal presidio di ospedali alla vigilanza in siti industriali o cantieri, o ancora il servizio di “Zona”, trasporto valori ecc. Ogni contesto richiede un approccio specifico e un equipaggiamento adeguato. Tuttavia, la mancanza di informazioni specifiche e la pressione sui costi portano spesso a scelte inadeguate, come l’acquisto di armi e fondine non idonee.

Equipaggiamento adeguato
Un esempio di equipaggiamento adeguato è la fondina Radar modello 6707 2 Fast Extreme, che offre cinque livelli di ritenzione. Questa fondina permette di adattarsi a diverse situazioni operative, garantendo un’elevata sicurezza grazie ai suoi sistemi di blocco multipli. Ad esempio, in servizi di pattuglia notturna per la prevenzione dei furti, dove è necessaria una rapida estrazione dell’arma, l’operatore può tenere l’archetto abbassato, in modo che, premendo il pulsante di ritenzione situato sulla guardia al grilletto,l’arma possa essere estratta rapidamente. In contesti affollati, come mercati, centri commerciali o ospedali, dove la probabilità di contatto con altre persone è elevata, l’archetto può essere alzato, aumentando la sicurezza e riducendo il rischio di estrazione non autorizzata. Inoltre, una protezione frontale impedisce a chiunque di tentare di estrarre l’arma frontalmente all’operatore.

Estrarre e impugnare bene l’arma
La formazione è un elemento cruciale per le guardie giurate, soprattutto per quanto riguarda l’uso e la gestione dell’arma. È essenziale una formazione di base che comprenda lo studio approfondito della buffetteria, ovvero tutti gli accessori legati al cinturone, come la fondina, il porta caricatore, il porta torcia, la radio ecc. Questo perché, nel momento del bisogno, l’abilità di estrarre rapidamente l’arma e impugnarla correttamente è fondamentale. Non basta andare al poligono, anzi “Tiro a segno” (e già il nome la dice lunga), per usare l’arma con metodi “tradizionali”, per usare un eufemismo, magari posizionando la pistola sul tavolino antistante l’operatore e sparare con calma, con un occhio chiuso prendendo bene la mira, respirando ad ogni colpo – che per regolamento interno, deve essere cadenzato e non troppo rapido. Per non parlare delle distanze dalla sagoma, che se va bene è a 10 metri, ma spesso a 15 se non a 25! L’addestramento deve rispecchiare la realtà operativa, dove la velocità, la prontezza di riflessi e l’impugnatura perfetta sono essenziali.

Addestramento realistico
Secondo le statistiche dell’FBI Academy Research, che comprendono ottanta paesi del mondo (tra cui l’Italia), negli ultimi 50 anni il 98% dei conflitti a fuoco avviene a distanze comprese tra 50 cm e 10 metri, con una media di 5 metri, e si concludono in circa 3 secondi. Questo dimostra quanto sia fondamentale un addestramento realistico, che prepari l’operatore a reagire in situazioni di stress e a distanze ravvicinate. La formazione deve quindi essere pratica e mirata, simulando situazioni reali per evitare che le guardie giurate siano impreparate di fronte a pericoli.

Il pericolo del buio
Un altro aspetto spesso trascurato riguarda le condizioni in cui le guardie giurate operano quotidianamente. Moltissime delle loro attività si svolgono di notte, in ambienti scarsamente illuminati o completamente al buio. In questi contesti, la gestione dell’arma e della luce diventa una questione di sopravvivenza. Ma quante volte, nel corso dell’anno, una guardia giurata si allena a sparare con scarse condizioni di luce? Quanti poligoni prevedono realmente esercitazioni notturne o in penombra, come accade nella vita reale? E ancora: la torcia in dotazione è davvero adatta per un uso tattico? Può essere impugnata insieme all’arma in maniera efficace e sicura? Oppure si tratta semplicemente di un accessorio generico, scelto più per risparmio che per efficienza operativa? Anche in questo caso, le risposte rivelano una carenza strutturale nel sistema di preparazione. Eppure, in situazioni di emergenza notturna, un operatore non addestrato all’uso combinato di arma e torcia rischia di diventare un pericolo per sé e per gli altri.

Quanto vale una vita?
È comprensibile che molti istituti puntino a contenere i costi, ma sarebbe opportuno chiedersi: quanto vale una vita? Spesso, per risparmiare poche decine di euro, si sceglie una fondina economica o si rinuncia a un’ora in più di addestramento. Eppure, in caso di aggressione, questi dettagli fanno la differenza tra la vita e la morte. Investire nella sicurezza degli operatori non è solo una scelta etica, ma una responsabilità collettiva. Formazione e dotazioni adeguate non devono essere viste come un lusso, ma come uno standard minimo, perché il prezzo dell’impreparazione può essere altissimo. E spesso, purtroppo, lo si capisce solo quando è troppo tardi. Investire in formazione, equipaggiamento e in una preparazione realistica delle guardie giurate non è soltanto una scelta etica, ma anche una visione strategica. Un istituto di vigilanza che decide di destinare risorse a una preparazione seria e continuativa, che cura la qualità della divisa e degli strumenti di lavoro, costruisce un capitale umano di livello superiore. Operatori più consapevoli, meglio formati e dotati di strumenti adeguati rappresentano non solo un valore aggiunto in termini di sicurezza, ma anche un elemento distintivo sul mercato. Questo consente all’istituto di proporsi con maggiore autorevolezza presso i clienti, giustificando anche un diverso posizionamento economico rispetto alla concorrenza. Perché offrire un servizio di qualità ha un costo, ma è proprio quella qualità che, alla fine, fa la differenza.

Fonte: Vigilanzaprivataonline.com