Cosa fa la vigilanza privata italiana in Europa?

Negli ultimi 15 anni la legislazione italiana in materia di sicurezza e vigilanza privata ci è stata letteralmente imposta dall’Unione Europea. Se è vero che senza Europa probabilmente saremmo rimasti al regio decreto TULPS del 1931 (re incluso…), è altrettanto vero che troppa Europa rischia di soffocare il comparto italiano. Soprattutto se le istituzioni italiane non rappresentano correttamente i nostri interessi in UE. In ambito europeo, l’industria italiana della sicurezza privata è rappresentata da ConFederSicurezza nel CoESS – Confederation of European Security Services, che porta avanti gli interessi del settore sul fronte normativo, sindacale e di armonizzazione legislativa. Ma cosa si fa concretamente?

CoESS collabora con la Commissione europea in materia di standard UE per la sicurezza privata, incidendo quindi in modo significativo sulla normativa italiana – ha spiegato l’Avv. Alberto Ziliani, Presidente italiano del Board of Directors in CoESS al Canale Europa Tv. “Il nostro è un mondo specializzato, ma spesso sottovalutato dal comparto pubblico – che peraltro ne incarna l’autorità tutoria. Tra i temi aperti in CoESS, si staglia la battaglia per autorizzare anche in Italia i servizi di sicurezza alla persona (quasi sempre ammessa negli altri paesi UE). Un secondo tema è la proposta della Commissione per una legge europea sui dati (EU Data Act), presentata il 23 febbraio come parte della European Data Strategy che mira a realizzare un mercato unico europeo dei dati. Un progetto che vorrebbe imporre, tra gli altri operatori, anche agli istituti di vigilanza di condividere dati essenzialmente sensibili con soggetti terzi. Su questo tema chiediamo con forza una deroga per il settore”, ha concluso Ziliani.

Il Generale Vincenzo Coppola, Componente CIP (Critical Infrastructure Protection) Committee in CoESS ed ex ufficiale dei Carabinieri, nonché Vice Comandante Generale dell’Arma e comandante delle operazioni civili dell’UE nel servizio azione esterna, ha sottolineato quanto – a parità di dimensioni geografiche del paese – la presenza, non solo dimensionale ma anche di servizi, in Italia sia notevolmente inferiore rispetto a quella dei colleghi UE. Le differenze normative sono un elemento chiave (basti pensare che in Svezia i privati garantiscono la sicurezza delle stazioni di polizia e delle persone ivi trattenute durante le operazioni di PG). “Questo approccio restrittivo è frutto di un retaggio culturale che occorre scrollarsi di dosso. La sicurezza privata non può essere marginalizzata: è una vera industria, capace peraltro di rispondere con grande rapidità alle nuove esigenze che possono emergere sul piano addestrativo, economico e di formazione”.

Ha concluso l’incontro l’Ammiraglio Cristiano Aliperta, Componente Maritime Security Committee in CoESS, in collegamento video, illustrando le attività in CoESS in materia di pirateria marittima e armed robbery, due fenomeni tendenzialmente in diminuzione ma comunque, purtroppo, da attenzionare con grande cautela.

Fonte: Vigilanzaprivataonline.com