Quando si parla di esercizio abusivo di una professione si pensa immediatamente al caso di medici che per anni, a volte decenni, hanno consigliato, visitato, curato pazienti inconsapevoli. Stupore, imbarazzo, paura per quanto sarebbe potuto accadere, ma che (forse) non è accaduto, articoli di giornali a nove colonne. E, ancora, interviste, talk show televisivi con i più disparati opinionisti. Questo è lo scenario e la traiettoria mediatica che la scoperta di un abuso del genere ha nella normalità e al quale si assiste purtroppo con una certa frequenza.
Quando si tratta invece di esercizio abusivo di altre professioni l’impatto emotivo e mediatico che ne consegue spesso è molto minore, talora quasi nullo, quando non sfocia nell’ironia, quasi a ricordare l’indimenticabile personaggio recitato dal mai troppo compianto Alberto Sordi nel film “Troppo forte”. Eppure le conseguenze negative per le persone coinvolte possono essere altrettanto gravi, come avviene quando l’illecito è nell’esercizio abusivo dei servizi di vigilanza e custodia. Lungi da me voler paragonare la nobile professione medica alla pur importante funzione svolta dai nostri incaricati, certo entrambe le professioni però impiegano “strumenti del mestiere” che possono fare la differenza tra la vita e la morte. Mi si obietterà che la frequentazione del medico è certamente più comune, e per certuni assidua, che non l’interazione con le guardie giurate, specialmente se armate. È pur vero, tuttavia, che molti dei servizi posti in essere dagli Istituti di Vigilanza possono essere di non immediata percezione, anche se sono altrettanto importanti al fine di garantire molte esigenze quotidiane dei cittadini. E la sicurezza e la vita delle persone può trovarsi d’improvviso a repentaglio se a svolgere servizi di vigilanza sono operatori senza requisiti.
Basti pensare a cosa può accadere se, a mero titolo di esempio, durante una rapina ad un trasporto valori, che sempre più spesso vengono effettuate secondo modalità e tecniche mutuate dai militari, inopinatamente la guardia particolare giurata abusiva presa dal panico o non adeguatamente addestrata cominci a sparare all’impazzata.
Anche per tali ragioni, volendo sorvolare in questa sede su altri aspetti quali la tutela della concorrenza tra operatori economici, i profili di tutela dei lavoratori, la qualità del servizio svolto a vantaggio delle pubbliche amministrazioni ecc., ASSIV ha negli anni chiesto, e poi preteso, con sempre maggior forza e frequenza la piena applicazione del quadro normativo che regola il settore, quadro normativo di indubbio valore, per certi aspetti tra i più avanzati nel panorama europeo. Una cornice normativa che, nell’inserire la vigilanza privata all’interno del sistema di sicurezza del Paese, in forma ancillare rispetto le Forze dell’Ordine, ha al contempo introdotto stringenti criteri di qualità per le imprese del comparto e di professionalizzazione per gli operatori. A quanti, pur ignorando gli obblighi introdotti dal legislatore, perché certamente molto onerosi e al contempo bisognosi di un consolidamento finanziario, organizzativo ed operativo tipico di aziende moderne e affidabili, viene consentito di proseguire nell’attività di vigilanza privata, abbiamo sempre chiesto venissero applicate le sanzioni previste. Anche la revoca della licenza da parte del Prefetto, laddove ne sussistessero le condizioni. E questo, ribadiamo, a tutela dei cittadini, delle pubbliche amministrazioni, ma anche delle imprese sane che hanno voluto investire in questi anni per traghettare il comparto nel XXI° secolo.
E allora l’iniziativa che ha posto in essere nei giorni scorsi il prefetto di Monza-Brianza, facendo propria la cosiddetta “operazione Vigilantes” promossa dal Viminale per intercettare e contrastare il fenomeno dell’illecito esercizio dei servizi di vigilanza e custodia da parte di soggetti sprovvisti delle necessarie licenze rilasciate dalla prefettura, non può che essere lodata. Il prefetto Patrizia Palmisani ha disposto un programma di controlli straordinari che si svilupperà nell’arco delle prossime settimane e interesserà i servizi di vigilanza e custodia erogati tra gli altri nei locali pubblici, nei grandi condomini, negli esercizi commerciali. Oltre alla verifica del possesso dei titoli abilitativi da parte dei soggetti impiegati nei servizi, potrà prendersi in considerazione anche il contratto tra il committente e l’operatore del settore, per valutare in concreto la tipologia di servizio erogato. Ad effettuare i controlli saranno incaricate le forze di polizia.
“Quello della vigilanza privata è un settore che assicura un servizio fondamentale per la tutela della proprietà e che fornisce un importante contributo al sistema della sicurezza, consentendo alle forze di polizia di assicurare una migliore efficienza nell’ambito delle attività di controllo del territorio e di pronto intervento – ha dichiarato il prefetto Patrizia Palmisani -. Proprio in considerazione della delicatezza che caratterizza le funzioni di vigilanza e custodia è allora fondamentale rivolgere la massima attenzione al pieno rispetto della normativa di settore. Al fine di rendere efficaci i controlli, contiamo sulla collaborazione tanto dei committenti quanto delle agenzie del settore, nel comune interesse di contrastare ogni situazione di irregolarità”.
Parole sante, che Assiv vorrebbe venissero fatte proprie da tutte le Prefetture, anche e soprattutto in quei territori dove pare difficile far sentire con forza la voce dello Stato, o dove si teme che l’applicazione della norma possa ripercuotersi negativamente sui livelli occupazionali. Abbiamo dimostrato, dati alla mano, che avviare un percorso virtuoso giova alle imprese e, indirettamente, ai lavoratori.
Ora, non bisogna scomodare “la nota rondine” per capire che non sempre questa è sinonimo di primavera. Non è detto quindi che anche le altre prefetture vorranno applicare con la stessa incisività il programma finalmente promosso dal Ministero dell’ Interno. Tuttavia ci pare, o forse speriamo che sia così, che ci si possa infine avviare sulla strada della piena e corretta applicazione delle normativa di settore. E tale percorso, laddove davvero implementato, potrà costituire un elemento centrale per garantire servizi efficienti ed efficaci, in una fase storica nella quale le nostre aziende sono chiamate alla difficile sfida di integrare sempre più tecnologia e risorse umane altamente qualificate. Il bene sicurezza è certo immateriale, almeno sino a quando non ne abbiamo davvero bisogno.
Fonte: Snewsonline