Security aeroportuale: il caso di Orio al Serio

8 luglio ore 10.35, aeroporto di Bergamo: un uomo si getta nel motore di un Airbus in fase di rollio. Pare un suicidio. La domanda è: con tutta la tecnologia, la polizia, le procedure e la vigilanza privata che sono attive in aeroporto, come diavolo è successo? L’abbiamo chiesto a Vincenzo Acunzo, per anni ispettore del Nucleo ispettivo nazionale sicurezza aeroporti (nucleo misto ENAC/ Ministero dell’interno che svolge attività di vigilanza sulla corretta attuazione delle procedure di sicurezza aeroportuali) e ora Presidente di AISeM.

A quanto è dato sapere, la dinamica pare sia questa: Andrea Russo ha raggiunto in auto il piazzale antistante l’aeroporto facendo un tratto contromano, ha abbandonato la sua 500 nel parcheggio ed è entrato nell’area degli arrivi. Da lì ha raggiunto la pista, forse passando da una porta di emergenza.

Qualcosa indubbiamente non ha funzionato, e che si tratti di errore umano o di tecnologia fallace, ci troviamo dinnanzi ad un evento di estrema gravità. Al netto dell’esatta ricostruzione dei fatti, su cui faranno luce gli inquirenti, mi sento di dire che le misure previste dal Piano Leonardo da Vinci , che si concretizzano nel piano di sicurezza elaborato da ciascun aeroporto, sono estremamente precise e dettagliate. Sebbene il Piano nazionale vada calato nelle caratteristiche dimensionali e nella conformazione della singola struttura, non lascia spazio all’interpretazione né margini di autonomia.

Ma se il soggetto è passato dalla porta di emergenza, che si deve poter aprire, cosa non ha funzionato?

Le porte di emergenza, che per ragioni di safety correttamente si devono poter sempre aprire, qualora si aprano direttamente sulla pista devono però essere attenzionate con sistemi d’allarme e/o presidi di sorveglianza. E soprattutto si deve poter giungere all’area sterile solo dopo una serie di passaggi e varchi. Francamente dubito che ci sia una porta d’emergenza aperta direttamente sulla pista e dubito che ci possa essere solo un varco per arrivare in airside: tali situazioni – pur ammesse allorquando siano inevitabili in base alle caratteristiche della struttura – rappresenterebbero delle criticità e dunque renderebbero necessarie ulteriori accortezze, ossia sistemi d’allarme, telecamere e vigilanza. Ripeto: anche se il rischio zero non è mai raggiungibile, il piano nazionale è stato studiato in modo efficiente. Qui, probabilmente, siamo in presenza di un corto circuito nel dispositivo.

Ci spiega allora come è potuto succedere che una persona, né passeggero né personale aeroportuale, sia arrivata indisturbata sulla pista?

Ad oggi sappiamo che il soggetto è entrato nel sedime aeroportuale tramite l’area degli arrivi, dove potrebbe aver approfittato del controflusso per mimetizzarsi tra la folla in uscita. Se Russo avesse superato gli accessi in questo modo, si potrebbe ipotizzare un errore umano, considerato che l’area arrivi è presidiata dalle forze di polizia, spesso anche da guardie giurate e, in generale, da personale aeroportuale. Preciso anche che il soggetto non è arrivato in pista indisturbato, ma che le forze di polizia e gli steward che lo inseguivano non sono riuscite a fermarlo in tempo.

E se Russo avesse forzato delle porte?

Le porte passeggeri dispongono di fotocellula e sono allarmate (se vengono forzate le telecamere inviano un alert immediato), mentre le porte di servizio sono sempre a consenso, ossia richiedono l’esibizione di badge, impronta digitale o codice. Se Russo fosse riuscito a forzare degli accessi, si potrebbe pensare ad un malfunzionamento delle tecnologie. In ogni caso qualcosa è andato storto, anche perché tutto il personale aeroportuale – dai manager agli addetti alle pulizie – è sensibilizzato ad allertare chi di dovere se vede circolare in aree protette soggetti privi di badge o tesserino aeroportuale.

Il presidente dell’ENAC ha però dichiarato che il presidio di sicurezza ha funzionato e non ha mostrato buchi. Quindi?

Mi sembra anche che il presidente Di Palma abbia avviato i necessari approfondimenti, com’è doveroso in casi come questi. Certamente siamo di fronte ad un soggetto estremamente determinato, probabilmente intenzionato a togliersi la vita e che dunque aveva assai poco da perdere. La velocità d’azione l’ha avvantaggiato rispetto al sistema. Il “sistema sicurezza” deve però essere sempre al massimo dell’efficienza, perché la minaccia è in agguato e può assumere forme e modi diversi.

Fonte: VigilanzaPrivataOnline.com