Guardie Particolari Giurate alla pari della Polizia Civile.

Una voce dal mercato che non teme di essere controcorrente, a tratti rétro e che auspica una “rivoluzione all’indietro”, verso una qualifica della guardia giurata molto vicina alla polizia civile. Questo è il pensiero di Angelo Di Nardo, Security Manager dell‘Istituto di Vigilanza Privata Aquila srl, dove lavorano oltre 300 operatori fra Abruzzo e Molise.

Dall‘ultimo Osservatorio Federsicurezza emerge che la maggioranza delle imprese censite vorrebbe elevare lo status della guardia giurata ad agente ausiliare di PS: cosa ne pensa?

Una premessa: il DM 269/2010 nasceva non solo da una condanna della Corte di Giustizia, ma anche da una necessità – inespressa ma evidente – dello Stato: colmare le lacune di un sistema pubblico endemicamente carente immettendo più sicurezza privata ed elevandone la professionalità. In questo scenario, che vede oggi le guardie giurate impegnate in siti sensibili, al fianco delle forze dell’ordine, addirittura sulle navi mercantili e con una formazione che va ben oltre il “saper leggere e scrivere”, un riconoscimento ulteriore sarebbe sacrosanto. Immagino un processo di evoluzione graduale, che nel tempo avvicini sempre più la vigilanza privata alla polizia civile.

Perché non basta la qualifica di incaricato di Pubblico Servizio?

Perché si assume che la guardia giurata svolga un servizio pubblico solo in alcuni momenti e su alcune tipologie di servizi, mentre produce costantemente sicurezza sul territorio. Uno status adeguato aprirebbe peraltro le porte al riconoscimento del lavoro delle gpg come usurante, con quel che ne consegue in termini di trattamento pensionistico, e concederebbe – si spera – delle deroghe al codice della strada (oggi un’auto che corre su allarme viene multata per eccesso di velocità e un blindato non può accedere ad un’area ztl) o magari l’esenzione del bollo per i mezzi che aderiscono ai “Mille occhi sulla città”. Un nuovo status darebbe dignità ad una professione ad oggi blindata da una concreta impossibilità di intervento. Perché scegliere una gpg allora? Il portiere costa molto meno e apparentemente fa lo stesso lavoro. In un mercato all’eterno ribasso, anche quando la committenza è pubblica, a che dovrebbero servire formazione e certificazione? Serve un anno zero che parta dal CCNL per raggiungere un nuovo status di polizia civile.

Sta pensando ad una forma di militarizzazione del comparto privato della sicurezza? Un totem ideologico difficilmente superabile…

“Militarizzazione” è un concetto forte, ma non deve fare paura se è regolata, coordinata, perimetrata e garantita dallo Stato. Piuttosto deve mettere paura il volontariato militarizzato, come quello del Tulipark. Il DM269 chiede di elevare la qualità dei servizi ed alza l’asticella della security su tutti i livelli: perché dunque non immaginare un percorso a tappe volto ad identificare una figura che possa essere davvero al centro del concetto di complementarietà e sussidiarietà e che sgombri il campo da ogni pretestuosa commistione con i servizi fiduciari?

Quali potrebbero essere le tappe di questa evoluzione graduale?

Il primo passo sarebbe la possibilità di tutelare la persona fisica.
Cosa che di fatto avviene già: il piantone davanti alla banca tutela solo il denaro o protegge anche il personale e la clientela? Una gpg in ambienti ad alto rischio (SERT, centri per la sanità mentale) tutela solo i locali o anche il personale e i pazienti? E senza lasciar spazio all’interpretazione: i servizi antipirateria proteggono davvero solo le navi? E’ ora di abbandonare la retorica e permettere al settore di aprirsi anche a nuovi scenari operativi, come la sicurezza nei penitenziari o nei centri di accoglienza.

Un pensiero in netta controtendenza rispetto all’evoluzione del settore negli altri paesi europei, che spingono per un disarmo completo…

L’Italia non è la Svezia: da noi la telecamera non basta. Rispetto al modello anglosassone e nordico, la nostra cultura – tipicamente riluttante alle regole – è nemica delle (pur giustissime) forme di modernizzazione basate sul senso civico. Sul campo noi ci dobbiamo misurare con la criminalità e con un senso di insicurezza galoppante e assicuro che in quel contesto l’uomo in divisa fa ancora la differenza.

Il Covid potrebbe accelerare o decelerare questo processo?

Prima o poi dovremo fare i conti con una perdita di PIL molto consistente: inutile dire che il rischio di conflitti sociali è elevato. In un contesto simile, l’uomo armato eleva la percezione di sicurezza. Naturalmente occorre una formazione coordinata con le FFOO, in futuro si potrebbe pensare anche ad un percorso accademico. L’importante è rendere questo lavoro non un ripiego, ma una missione, con formazione e retribuzione adeguate. La gpg del resto era nata così: ci vorrebbe una rivoluzione all’indietro.