Bandi di gara per vigilanza al criterio del massimo ribasso

Perché lo Stato impone altissimi livelli qualitativi a Istituti di Vigilanza Privata e poi le amministrazioni pubbliche bandiscono gare per vigilanti con costi orari del personale al di sotto delle stesse tabelle ministeriali?

Ci risiamo. Trovo francamente incomprensibile come non si riesca a superare la grave contraddizione insita nel fatto che lo Stato impone altissimi livelli qualitativi a Istituti di Vigilanza Privata e Guardie Particolari Giurate, perché per norma inquadrati nel sistema sicurezza Paese e pertanto operanti in settori assai delicati, e poi le amministrazioni pubbliche bandiscono gare per la vigilanza che ricorrono al criterio del massimo ribasso, con costi orari del personale peraltro al di sotto delle stesse tabelle ministeriali.

Moglie ubriaca e botte piena, verrebbe da dire. Ma, potendo scegliere, chi affiderebbe per esempio la propria sicurezza e quella dei propri parenti ricoverati in ospedale a personale sottopagato che per forza di cose deve essere anche scarsamente qualificato? Come può il personale ospedaliero sentirsi sicuro, quando le gare d’appalto per il servizio che dovrebbe garantire la loro sicurezza (e Dio sa quanto ve ne sia bisogno!) si preoccupano esclusivamente di risparmiare, senza alcun riguardo alla qualità del servizio che viene acquistato con i soldi dei contribuenti? Come è possibile che venga considerato ripetitivo un servizio, quello di sicurezza, che invece dovrebbe rispondere ad analisi di rischio fatte per ciascuna struttura? Perché ciascuna struttura, che si tratti di ospedali, tribunali, stazioni o infrastrutture strategiche, ha le sue peculiarità, le sue vulnerabilità, la sua utenza? Insomma, parliamo di sicurezza o del semplice approvvigionamento di carta per fotocopiatori?

Mi rendo conto di essere partita dalla fine e pertanto riassumo la vicenda: parliamo di una procedura sottosoglia per l’affidamento, a lotto intero non divisibile, del servizio di piantonamento armato fisso presso il Pronto Soccorso di Pesaro e di Fano da parte di AST Pesaro Urbino. Si tratta, quindi, di servizi di sicurezza in ambiente sanitario, questa l’aggravante. La gara è stata bandita al massimo ribasso, nonostante l’adozione di tale criterio per questa tipologia di servizi sia contra legem, perché trattasi di servizio ad alta intensità di mano d’opera e perché non esiste oramai il concetto esimente della standardizzazione del servizio, concetto che serve invece a mo’ di giustificazione, una sorta di foglia di fico a coprire l’indecenza di stazioni appaltanti incapaci di redigere bandi di gara adeguati alle circostanze. E che la scelta dell’AST Pesaro Urbino non sia adeguata alla circostanza, nella fattispecie in questione, data la delicatezza e rischiosità del servizio, lo dimostra il fatto che viene invocata la necessità di riaprire il posto di polizia interno alle stesse strutture sanitarie. 

Insomma: le risorse umane e strumentali delle Forze dell’Ordine non sono più in grado di coprire capillarmente le strutture pubbliche che pure ne avrebbero bisogno; quindi, in un’ottica di virtuosa partnership tra pubblico e privato, si esternalizza la vigilanza ad Istituti che per legge devono rispondere ad altissimi requisiti professionali e organizzativi (con i relativi oneri, si badi bene!), perchè costano meno e consentono alle Forze dell’Ordine di dedicarsi ad attività più alte; ma nel far ciò, in flagrante violazione di quanto stabilito dal Codice degli appalti pubblici, le stazioni appaltanti non ricorrono al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che sola può garantire lo svolgimento di un servizio qualificato, efficiente ed efficace, bensì impongono costi orari per il personale di vigilanza che sono la metà di quelli di una normale donna delle pulizie! Per carità, quante famiglie sarebbero in guai seri se non potessero avvalersi dell’insostituibile apporto delle collaboratrici domestiche, ma qualcuno forse noterà che le due professioni richiedono capacità e formazione ben differenti…

La frustrazione di ritrovarci sempre dinanzi il solito problema, in una sorta di infinito giorno della marmotta, ci porta a disperare che vi sia la volontà di garantire in maniera effettiva al cittadino un diritto, quello alla sicurezza, che trova spazio nella stessa carta costituzionale. E ciò nonostante Assiv abbia espresso in tutte le sedi istituzionali la sua preoccupazione in proposito e abbia sempre ribadito la sua disponibilità ad avviare un confronto per superare il problema. Abbiamo tentato anche la strada delle linee guida per la predisposizione di bandi di gara capaci di garantire la sicurezza nelle differenti realtà pubbliche dove questa ha bisogno di essere assicurata anche per mezzo della vigilanza privata. Figuriamoci! Non sia mai che un professionista della sicurezza debba spiegare a un presidente di tribunale, a un direttore di ospedale o di polo museale, come possono essere correttamente implementate safety and security nelle strutture da loro governate…!

Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici risolverà definitivamente queste criticità? La speranza è sempre l’ultima a morire, ma qui o si educa alla sicurezza la Pubblica Amministrazione e si formano adeguatamente le stazioni appaltanti, oppure continueremo a fornire copiosi articoli per la cronaca. In un gioco a somma negativa, che almeno i giornalisti ne traggano qualche vantaggio!